Pace e Diritti Umani
Contesto territoriale e attivitá
La missione di UPD é fomentare la reintegrazione dei diritti e delle condizioni basiche per una vita degna delle comunitá svantaggiate e vittime del conflitto in Colombia. La UPD appoggia il programma per la Pace attraverso il dialogo e l’empowerment degli attori, creazione di reti internazionali di appoggio e sensibilizzazione.
Conflitto e diritti umani in Colombia
Fonti: DANE, Desplazamiento forzado de los grupos étnicos en Colombia, Los orígenes, las dinámicas y el crecimiento del conflicto armado, Guerra y violencias en Colombia, Una Nación Desplazada, Amnesty International 2015, Informe de la Alta Comisionada para los Derechos Humanos sobre la situación de los derechos humanos en Colombia 2013, Cuarto informe CIDH sobre la situación de derechos humanos en Colombia 2015, ONU, Consejo de Derechos Humanos, Informe de derechos humanos 2015
Storia del conflitto in Colombia
La guerra in Colombia è un fenomeno di lunga durata, intensità variabile e grande eterogeneità in tutta la sua violenza. In questo contesto si sono affrontate durante la maggior parte del tempo tre fazioni: i guerriglieri, le forze di sicurezza dello Stato e i gruppi paramilitari. L’interazione di questi gruppi con altre forme di attività criminale è complesso e data la natura mutevole dei conflitti armati, i suoi protagonisti e i loro contesti, si possono suddividere nella loro evoluzione quattro periodi. Il primo periodo (1958-1982) segna la transizione dalla violenza bipartisan alla violenza sovversiva, caratterizzata dalla proliferazione di guerriglie in contrasto con l’aumento della mobilitazione sociale e la marginalizzazione del conflitto armato. Il secondo periodo (1982-1996) si distingue per la proiezione politica, espansione territoriale e la crescita militare della guerriglia, l’emergere di gruppi paramilitari, la crisi e il crollo parziale dello stato, la nascita e la diffusione del traffico di droga, l’aumento e declino della guerra fredda con il posizionamento del traffico di droga nell’agenda globale, la nuova Costituzione del 1991 con i primi processi di pace e le riforme democratiche con risultati parziali e ambigui. Il terzo periodo (1996-2005) segna il risorgere di un rinnovato conflitto armato. Quest’ultimo é segnato dall’espansione simultanea dei guerriglieri e dei gruppi paramilitari, dalla crisi e ristrutturazione dello stato durante i conflitti armati e la radicalizzazione politica dell’opinione pubblica verso una soluzione militare al conflitto armato. La lotta contro il traffico di droga e il coinvolgimento con la lotta al terrorismo ha rinnovato la pressione internazionale alimentando i conflitti armati, insieme all’espansione del traffico di droga e ai cambiamenti organizzativi dei gruppi insurgenti. Il quarto periodo (2005-2012) segna la ripresa del conflitto armato. Si distingue per un’offensiva militare dello Stato che ha raggiunto un ampio grado di efficacia nell’azione della controinsurrezione, indebolendo ma non sconfiggendo i guerriglieri che si riorganizzarono militarmente.
Parallelamente fallí la negoziazione politica con i gruppi paramilitari, a causa del loro riarmo e dalla riorganizzazione interna delle cellule altamente frammentate, mutevoli, coinvolte nelle attivitá di narcotraffico, piú pragmatiche nelle attivitá criminali e in aperto contrasto allo stato.
Il principale antecedente a cui possiamo rifarci é all’inizio degli anni 90, quando due dei principali gruppi guerriglieri, le Farc e ELN si allontanarono dai processi di pace dell’epoca, che comunque riuscirono a negoziare la demobilizzazione di altri gruppi armati. Tra il 1991 e il 1994, a causa della perdita delle risorse dovuta alla fine della guerra fredda e dello spazio politico che offrivano gli accordi di pace, questi gruppi si ristrutturarono. Questo processo implicó cambi nelle fonti di finanziamento delle operazioni della guerriglia, delle forme di operazione ed organizzazione, dell’arsenale militare e della copertura territoriale. In relazione a quest’ultima, durante la prima parte degli anni 90, i gruppi guerriglieri aumentarono e allargarono le proprie attivitá fino a territori come los llanos orientales, la costa pacifica e alcune zone isolate delle valli andine. Nonostante l’espansione territoriale, non si osservó un aumento della violenza in questi anni. La maggioranza delle zone isolate, marginali e meno densamente popolate del paese si convertirono negli anni successivi nel territorio principale delle attivitá militari. Non fu una coincidenza che in queste zone si concentrasse la maggior parte delle coltivazioni di piante per ottenere narcotici, in particolare coca e papavero da oppio.
A partire dal 1996 si presentó un cambio significativo nella dinamica del conflitto, in gran parte come risultato degli effetti del periodo anteriore, in cui i gruppi guerriglieri e paramilitari crebbero e si rafforzarono. Come risultato ci fu un incremento importante sia sotto il punto di vista dell’intensitá del conflitto sia per quanto riguarda la frequenza dei combattimenti ed attacchi, con un crescente coinvolgimento della popolazione civile.
La prima grande offensiva del periodo fu intrapresa dalle Farc, a metá del 1996, momento in cui si osserva un aumento dei combattimenti e delle azioni militari unilaterali. Nonostante lo sforzo della guerriglia per passare ad una guerra di movimento politico, la violenza del conflitto non sfoció in guerra aperta e si continuarono le azioni unilaterali. Durante il suo periodo di auge militare, le FARC riuscirono ad acquisire abbastanza peso politico in modo da aprire un negoziato con il governo Pastrana mentre le negoziazioni vennero portate avanti nel mezzo di un intensificazione senza precedenti della guerra.
L’ELN, da parte sua, contribuí significativamente all’escalation del conflitto durante il suo momento di recrudescenza. Le azioni unilaterali di questo gruppo aumentarono velocemente a partire dall’anno 2000, dovute a una strategia offensiva che aveva come obiettivo fare pressioni sull’abbandono di quattro municipi nel sud del Bolivar. L’offensiva fallí, provocando un forte rifiuto nazionale ed internazionale per i sequestri di massa realizzati tra Aprile 1999 e Febbraio 2000 e le perdite negli scontri militari di Barrancabermeja e dei Farallones di Cali finirono per segnare il declino strategico di questa organizzazione.
I gruppi paramilitari, già presenti nel conflitto nei primi anni ’90, stavano attraversando un periodo di organizzazione. Durante la seconda metà degli anni Novanta, in molte regioni del paese, esistevano diverse organizzazioni paramilitari con strutture gerarchiche complesse, dotate di capacità logistiche e competenze professionali nell’ambito criminale: da quella associata al traffico di droga, alle attivitá di protezione, strozzinaggio e alla violenza selettiva. Nell’aprile 1997, le Forze di Autodifesa di Córdoba e Urabá, quelle della Magdalena Medio e quelle dei Llanos Orientales si unirono per formare le Forze Unite di Autodifesa della Colombia (AUC). Il processo di alleanza tra i diversi gruppi paramilitari creó una federazione di gruppi regionali che si sono definiti come “organizzazioni contro-guerriglia ed alleati dello Stato nella sua lotta contro gli insorti “.
Sotto queste premesse definirono un piano di espansione territoriale ed utilizzarono la strategia della violenza che aumentó in modo significativo l’intensità del conflitto, in particolare la vittimizzazione della popolazione civile. Inoltre, dal 2000, questa federazione di paramilitari ha aumentato notevolmente il numero di combattimenti con i guerriglieri, acquisendo tratti da controinsurgenza, talvolta complementare e talvolta sostitutiva, della strategia difensiva delle forze statali.
In relazione all’espansione territoriale delle AUC, il principale epicentro di attivitá é stato nel nord del paese, dove si sono impegnati nella costruzione di un corridoio anti-sovversivo, che va dal confine con Panama (giungla di Darien) fino ai confini con il Venezuela, e passa attraverso il nord di Antioquia, Córdoba, Bolivar, Magdalena Medio e Cesar. Dopo essersi stabiliti nei Santaderes (zona che comprende i dipartimenti di Santander e del Norte de Santander) , l’espansione paramilitare proseguí verso est, cercando il controllo del dipartimento di Arauca. Un altro asse di espansione del progetto AUC è stato verso il sud-ovest del paese, che aveva le sue principali aree d’influenza al nord del Valle e Bajo Putumayo, assi da cui si dispiegavano le attivitá fin attraverso il Valle, Cauca, Nariño, Putumayo e parte di Huila.
L’espansione paramilitare tra il 1997 e il 2002 ha avuto diversi impatti sui principali gruppi di ribelli, con l’ELN che ne risultó indebolito.
Dall’inizio del 2003 al 2005 gli eventi di conflitto furono stagnanti. Poi, tra la metà del 2005 e la metà del 2006, diminuirono sostanzialmente. Questa diminuzione fu probabilmente dovuta alla spinta verso il sud che le forze militari misero in atto con il pretesto di inseguire i leader delle FARC, evento che conosciuto come il “Plan Patriota”. L’ effetto di questo piano provocó una diminuzione sostanziale sia delle morti dei combattenti che quelle dei civili, dopo i drammatici livelli di violenza raggiunti all’inizio del decennio.
Alla fine del 2006, si registró un improvviso aumento delle morti civili in parte dovute alla registrazione dei resti delle fosse comuni, molte delle quali sono state ritrovate come il prodotto delle confessioni libere degli ex-comandanti paramilitari nel quadro della Legge sulla Giustizia e la Pace.
Nel frattempo, le forze statali con il sostegno politico del governo, per mezzo di in un grande sforzo fiscale e del rinnovato sostegno del governo degli Stati Uniti (rappresentato nel proseguimento del Piano Colombia e come parte del suo programma di assistenza militare) modernizzarono le loro attrezzature e si passó da 145.000 combattenti alla fine degli anni ’90 a 431.253 nel gennaio 2009.
Questi cambiamenti valsero allo Stato un significativo recupero dei territori e anche una migliore efficienza nel combattimento, indebolendo i gruppi insorti e preparando le condizioni favorevoli agli accordi di pace, che presero il via il 19 novembre 2012 a l’Havana.
Rifugiati
Nel contesto della violenza contemporanea in Colombia, più di sei milioni di persone sono state costrette a spostarsi all’interno e all’esterno del territorio nazionale, abbandonando le loro case, terre e territori, le proprietà, le proprie tradizioni, comunità ed abitudini. Più di sei milioni di persone sono state costrette ad emigrare in cerca di protezione o rifugio. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), la Colombia è diventata il paese d’origine del maggior numero di richiedenti asilo nelle Americhe, con circa quattrocento mila persone.
La Colombia ha uno dei più alti livelli di disuguaglianza nel possesso delle terre rurali, e circa il 10% della popolazione del paese è stato sfollato a causa della violenza. Secondo le informazioni fornite dallo Stato, a partire dal 1 ° luglio 2015, il RUV ha registrato un totale di 6.300.422 vittime di spostamenti interni forzati, di cui 61.772 persone sono state incluse nel registro durante la prima metà del 2015. D’altra parte occorre rilevare che, secondo le statistiche del Centro per il monitoraggio delle persone sfollate internamente (IDMC), nel 2013 la Colombia ha registrato 137.200 nuovi sfollati. Queste cifre posizionano la Colombia come il secondo paese al mondo con il maggior numero di sfollati interni.
La violenza del conflitto armato non è l’unica causa di spostamento interno forzato in Colombia. La violenza legata alla droga, i conflitti territoriali, le fumigazioni delle colture illecite, le azioni contro l’eradicazione manuale delle colture, la violenza socio-economica, i megaprogetti e l’industria agricola sono alcune delle cause di violenza con annessi tassi elevati di spostamenti forzati registrati nel paese.
Con riferimento alle minoranze etniche, i dipartimenti in cui l’espulsione di una popolazione appartenente a uno dei tre gruppi etnici colombiani (indigeni, afro-discendenti e ROM) è più evidente sono Vaupés, Guainía e Amazonas a causa della forte espulsione di popoli indigeni e del Chocó, Valle del Cauca, Nariño e Cordoba per quanto riguarda gli afro-discendenti.
In un paese con un problema agrario persistente, con una storia segnata da un difficile accesso alla terra, circa 8,3 milioni di ettari sono stati devastati o abbandonati forzatamente. Nel 99 per cento dei comuni colombiani si sono verificati casi di espulsione. In termini di ritorno e di trasferimento, lo Stato ha riferito che al 2014 il 78,6% delle famiglie avrebbe deciso di riprendere a vivere nei loro luoghi di residenza e ubicazione originarie o tornare al luogo da cui sono stati espulsi.
Risarcimento delle vittime
Secondo le stime ufficiali, circa otto milioni di ettari di terra sono stati abbandonati dai loro occupanti o sono stati sottratti loro durante il conflitto. Questo è stato particolarmente significativo nelle terre occupate dai contadini e nei territori di proprietà collettiva di comunità indigene e afrocolombiane.
Il governo ha sottolineato i grandi sforzi nel processo di risarcimento delle vittime: nel 2015, delle 83.000 richieste di restituzione, ne sono state risolte 14.000. Inoltre l’84% delle famiglie con un ordine di restituzione sono ritornati nella loro terra e nessun cittadino che è stato risarcito delle proprie terre è stato nuovamente vittima di saccheggi. A questo proposito, a partire dal 20 novembre 2015, i giudici hanno pronunciato 1.453 giudizi restituendo un totale di 176.464 ettari. L’unità di restituzione della terra aveva ricevuto 77.893 domande di restituzione, di cui il 43% sarebbe ubicato nelle 404 aree abilitate per l’attuazione della politica di restituzione, a causa delle condizioni di sicurezza. Sul totale delle domande, il 56% dei procedimenti amministrativi sarebbe stato completato, di cui il 60% è stato registrato nel registro delle terre improprie e 8.000 sono stati depositati presso i giudici specializzati di restituzione di terreni. L’unitá ha emanato decisioni su 2.297 casi.
Tuttavia il CIDH ha riferito che le reintegrazioni concesse dall’Unità delle vittime e le più di 900 sentenze di restituzione sono incorse in gravi ostacoli per il raggiungimento della riparazione effettiva e che, anche se i giudici ei magistrati hanno tentato di accompagnare misure di accompagnamento e la formalizzazione con ordini volti a garantire l’accesso delle vittime ai diritti sociali, il rispetto di questi ordini è stato lento e complesso.
Composizione etnica
Secondo il censimento della popolazione, nel 2005 in Colombia risiedono 1.392.623 persone indigene che corrispondono al 3,43% della popolazione del paese; gli afro-colombiani sono 4.311.757 persone, il 10,62% del totale e i Rom o Gitani sono costituiti da 4.858 persone che rappresentano lo 0,01% della popolazione totale del paese, il che significa che la popolazione colombiana che è stata riconosciuta come appartenente ad un certo gruppo etnico corrisponde al 14,06% del totale.
La popolazione indigena è prevalentemente rurale rispetto a quella Afro-discendente e ROM. La maggior parte delle comunitá abita presso le riserve indigene: il DANE attesta l’esistenza di 796 riserve ubicate in 234 comuni e 27 dipartimenti. Alcune comunitá vivono nelle Parcialidades Indígenas (gruppo o insieme di famiglie indigene che si distinguono da altre comunità, indipendentemente dal fatto che non hanno titoli di proprietà o non possano legittimamente dimostrarla, o a causa dello scioglimento delle loro riserve, divise o dichiarate vacanti) aggiungendo che alcuni gruppi occupano territori senza essere riconosciuti, il che implica un isolamento e una maggiore vulnerabilità agli attacchi contro i loro diritti.
La popolazione Afro è composta da quattro gruppi: il gruppo situato nel Corridoio Pacifico (regione costiera occidentale), i gruppi dell’Arcipelago di San Andrés, Providencia e Santa Catalina, la comunità di San Basilio Palenque e quelle situate nei territori comunali o in le grandi città, che danno al gruppo una certa dispersione.
D’altra parte, gli zingari – ROM mantengono caratteristiche culturali differenziate e sono caratterizzate dal suo carattere urbano, essendo “occulti-occultati” nelle statistiche nazionali fino al censimento del 2005.
Per quanto riguarda distribuzione nei departamenti, vale la pena notare la complessità etnica della popolazione etnica, anche se per alcuni l’ubicazione di un gruppo è molto definita (per esempio i dipartimenti dove l’importanza della popolazione indigena è maggiore sono La Guajira , Cauca, Nariño e Córdoba, che rappresentano il 60% della popolazione indigena totale del paese).
Questo stesso fenomeno di concentrazione-dispersione è osservato nel caso della popolazione Afro, dove i dipartimenti della Valle del Cauca, Antioquía e Bolívar contano il 50,6% di concentrazione. Nel caso della popolazione ROM questa forma di distribuzione della concentrazione-dispersione diventa più estrema, in quanto l’85% della popolazione ROM totale si trova in Atlántico, Bolívar, Valle del Cauca e Bogotá DC, di cui solo Atlántico concentra il 40%.
Il processo di pace in Colombia
Fonti: Introducción a los procesos de paz, ABC del Acuerdo de Paz, Acuerdo final para la terminación del conflicto y la construcción de una paz estable y duradera, Oficina del Alto Comisionado para la Paz
Il processo di pace non è un momento univoco, ma un insieme di fasi nelle quali è necessario del tempo per consultare tutti gli attori interessati, in uno sforzo collettivo per raggiungere accordi che porteranno alla fine della situazione precedente dominata dalla violenza e dal confronto armato. L’attuazione del processo di pace richiede il dialogo e il consenso sugli accordi che sono stati creati per porre fine alla violenza fisica, attraverso questi accordi si avvia una nuova fase di progresso e di sviluppo che consente di identificare e superare le condizioni strutturali che hanno portato all’emergere del conflitto. All’interno del processo di pace, quindi, acquisiscono estrema importanza la fase di negoziazione e mediazione ei piani di monitoraggio e di valutazione per il rispetto di quanto concordato. In questo senso, ci sono “processi” che sono riusciti a materializzarsi e altri che hanno sviluppato solo le intenzioni ma hanno fallito nell’implementazione, proprio perché non sono stati in grado di attuare gli accordi, generando una grande frustrazione per il non rispetto delle aspettative create. L’avvio e lo sviluppo di un processo di pace è quindi una vera e propria avventura, una sfida importante piena di incertezze, ostacoli e possibilità.
Dialogo e accordi di pace
Il 19 novembre 2012 a L’Havana, Cuba, iniziarono i lavori del tavolo di negoziato tra le FARC e il governo della Colombia, un mese dopo che le parti tennero la prima sessione di colloqui in Norvegia. I primi accordi si siglarono nel maggio 2013, con un accordo parziale sullo sviluppo agricolo (uno dei sei punti della mappa concordata) e in novembre seguí un accordo parziale sulla partecipazione politica degli ex-guerriglieri.
Nel maggio 2014 si definí il terzo accordo parziale sulla soluzione del problema delle droghe illecite, mentre la discussione sulle vittime del conflitto inizió nel mese di luglio. Questo punto include tre temi: riparazione, verità e giustizia. Solo in dicembre inizió la prima tregua unilaterale ed indefinita delle FARC.
Nel marzo 2015 si istituí un accordo di sminamento congiunto tra militari e guerriglieri e il governo ordinó la sospensione di un mese dei bombardamenti sulle FARC. Tuttavia, la morte di 11 militari in un attacco delle FARC portó alla ripresa operazioni aeree governative, che uccisero 26 guerriglieri e decretarono la fine della tregua unilaterale e indefinita delle FARC.
A giugno continuarono i dialoghi e si stabilí la Commissione della Verità; a luglio le parti si avvicinarono di nuovo, con una nuova tregua unilaterale delle FARC e un’altra sospensione dei bombardamenti da parte del governo. Nel settembre 2015 venne presentata al Congresso della Repubblica l’Atto Legislativo per la Pace e nel mese di dicembre venne approvato il referendum per la Pace.
Nel gennaio 2016 il governo e le FARC concordarono che le Nazioni Unite avrebbero eseguito i lavori di verifica sul cessate il fuoco definitivo, in agosto il decreto che stabilisce il plebiscito venne firmato, ma in ottobre, con un margine ridotto, la popolazione votante respinse gli accordi. A novembre le parti sottoposero un nuovo accordo e a dicembre il Presidente Santos e il rappresentante FARC Rodrigo Londoño firmarono la pace.
L’accordo di pace tra il governo e le FARC
L’accordo finale tra il governo della Colombia e le FARC è diviso in 6 punti principali, corrispondenti a diversi accordi tra le parti, che mirano a contribuire alle riforme necessarie per stabilire le basi di una pace stabile e duratura.
Il Punto 1 contiene l’accordo “Riforma integrale rurale”, che contribuirà alla trasformazione strutturale del settore agricolo, colmando la breccia cittá-campagna e creando condizioni di benessere e di buon vivere per la popolazione rurale. La “riforma rurale integrale” vuole integrare le regioni, contribuire ad eliminare la povertà, promuovere la parità e garantire il pieno godimento dei diritti dei cittadini.
Il Punto 2 contiene l’accordo “Partecipazione politica: apertura della democrazia per costruire la pace”. La costruzione della pace, passando per la fine del conflitto, richiede un allargamento democratico che permetterà l’emergere di nuove forze sulla scena politica, arricchendo il dibattito e la deliberazione circa i grandi problemi nazionali e, in tal modo, rafforzare il pluralismo e quindi la rappresentazione delle diverse visioni e interessi della società, con garanzie sufficienti per la partecipazione e l’inclusione politica. In particolare, l’attuazione dell’accordo finale contribuirà ad una democrazia piú ampia e radicata che porterá alla consegna delle armi e la cessazione della violenza come metodo di azione politica per tutti, permettendo ai colombiani di vivere in uno scenario in cui prevale la democrazia, con tutte le garanzie per chi si occupa di politica e quindi di aprire nuovi spazi per la partecipazione.
Il Punto 3 contiene l’accordo “Cessate il fuoco e le ostilità bilaterali e definitive ed abbandono delle armi”, che ha come obiettivo il termine definitivo delle azioni offensive tra le forze di sicurezza e le FARC-EP, e in generale la fine delle ostilità tramite le azioni previste dalle norme che regolano il cessate il fuoco, compresi gli effetti sulla popolazione, creando quindi le condizioni per l’avvio dell’attuazione dell’accordo finale e la resa delle armi, per preparare le istituzioni e il paese alla reincorporazione delle FARC-EP nella vita civile. L’accordo contiene il “Ripristino delle FARC-EP alla vita civile – economica, sociale, e politica – a seconda dei loro interessi”. Gettare le basi per la costruzione di una pace stabile e duratura richiede il ripristino efficace della vita sociale, economica e politica delle FARC-EP nel paese. Il ripristino conferma l’impegno delle FARC-EP per chiudere il capitolo del conflitto interno per diventare un attore democratico e contribuire in modo decisivo al consolidamento della convivenza pacifica, la non ripetizione e la trasformazione delle condizioni che hanno permesso la persistenza della violenza nel territorio. Questo punto include anche l’accordo su “Garanzie di sicurezza e lotta contro le organizzazioni criminali responsabili di omicidi o massacri o assalti dei difensori dei diritti umani, movimenti sociali o movimenti politici, incluse le organizzazioni criminali designate come successori del paramilitarismo e le loro reti di sostegno, nonché il perseguimento di condotta criminale che minaccia l’attuazione degli accordi e la costruzione della pace “. A tal fine, l’accordo prevede misure come il Patto Politico Nazionale, la Commissione Nazionale per le Garanzie di Sicurezza, l’Unità Speciale di Indagine, i corpi elitari della polizia nazionale, il sistema di sicurezza globale per l’esercizio della politica, il programma completo di sicurezza e protezione per le comunità e le organizzazioni nei territori e le misure per prevenire e combattere la corruzione.
Il Punto 4 contiene l’accordo “Soluzione al problema delle droghe illegali”. Per costruire la pace è necessario trovare una soluzione definitiva al problema delle droghe illecite, comprese le colture illecite e la produzione e la commercializzazione di narcotici. A tal fine viene promossa una nuova visione che offre un trattamento diverso e differenziato al fenomeno del consumo, al problema dell’uso illecito delle colture e alla criminalità organizzata associata al traffico di stupefacenti, garantendo un approccio generale, differenziato e di genere ai diritti umani e alla salute pubblica.
Il Punto 5 contiene “l’accordo sulle vittime”. Dall’incontro esplorativo del 2012, le parti hanno convenuto che la compensazione per le vittime dovrebbe essere al centro di ogni accordo. L’accordo crea il sistema integrale della verità, della giustizia, della riparazione e non ripetizione, che contribuisce alla lotta contro l’impunità, unendo meccanismi giudiziari per l’indagine e la punizione di gravi violazioni dei diritti umani e le gravi violazioni del diritto umanitario internazionale, con meccanismi extragiudiziali complementari che contribuiscono a chiarire la verità di ciò che è successo, alla ricerca dei dispersi e alla riparazione dei danni causati a individui, gruppi e interi territori. Il processo si avvale della Commissione per la Verità, la Coesistenza e non Ripetizione, il Nucleo speciale per la ricerca dei dispersi a causa del conflitto armato, il Tribunale speciale per la pace e le misure di riparazione complessiva per la costruzione della pace e le garanzie di non ripetizione.
Il Punto 6 contiene l’accordo “Meccanismi di attuazione e verifica”, che crea una “Commissione per il follow-up, l’impulso e la verifica dell’attuazione dell’accordo finale” composto dai rappresentanti del governo nazionale e delle FARC-EP ai fini di seguire i componenti dell’accordo e di verificarne la conformità, servire da esempio per la risoluzione delle controversie e di promuovere e seguire l’implementazione legislativa.
Supporto alle vittime del conflitto armato
La missione della UPD è promuovere la reintegrazione dei diritti e delle condizioni di base per una vita dignitosa alle comunità svantaggiate e alle vittime del conflitto in Colombia. L’UPD sostiene il programma della pace attraverso il dialogo e l’empowerment degli attori, la creazione di reti di supporto internazionali e la sensibilizzazione.
Obiettivo generale: Reintegrazione dei diritti e delle condizioni di base per una vita dignitosa alle comunità vittime del conflitto nel Caraibe Colombiano
Obiettivi specifici:
– Sostegno alle vittime del conflitto nel dipartamento del Magdalena attraverso la formazione per il loro empowerment;
– Sostegno al Programma di Pace Transizionale attraverso il dialogo e l’empowerment dei suoi attori;
– Creazione di reti per lo sviluppo di strategie di sostegno alla comunità;
– Sostegno alle ONG che si sono distinte nel loro impegno con le vittime del conflitto nella zona della costa del Caribe Colombiano.
Attivitá
Sostegno alle ONG che si sono distinte nel loro impegno con le vittime del conflitto nei costa del Caribe Colombiano
L’Unità di Pianificazione e Sviluppo (UPD) sostiene le ONG e le organizzazioni comunitarie nei loro sforzi per ottenere un equo e giusto sviluppo, in vista della riconciliazione e nel rispetto dei diritti umani. Per raggiungere la sua missione, l’UPD ha individuato alcune delle ONG che si sono distinte nella lotta per i diritti umani nei territori in cui lavorano, per sostenerle nelle loro attività.
Tra le comunità e le ONG sosteniamo:
Comunitá Wiwa di Gotzheyi, Kemakúmake e Wímake
Queste tre popolazioni sono legate storicamente, territorialmente e politicamente. Per quanto riguarda la loro composizione storica risalta il ruolo del leader ed autorità tradizionale: il Mamo Ramón Gil Barros, conosciuto come uno dei più rappresentativi e carismatici all’interno delle comunitá indigene della Sierra, è stato il primo governatore della nuova organizzazione Gonawindúa Tayrona, Cabildo nel 1987 e attualmente rappresentante legale della Delegazione Wiwa. Sotto la sua guida inizió la migrazione di centinaia di famiglie Wiwa dal Cesar al lato settentrionale della Sierra, attraverso il dipartimento del Magdalena tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, consentendo la formazione di diverse popolazioni: Bunkuanguega (bacino del fiume Don Diego), Wímake, Kalabangaga, Kemakúmake e Gotzheyi (questi ultimi nel bacino del fiume Guachaca). Queste correnti migratorie si basano su una narrazione di rapporti interetnici e di ordine sulla territorialità della Sierra.
La popolazione del bacino del rio Guachaca, Kemakumake, è composta da 75 case tradizionali, due Unguma (case rituali e politiche di decisione) e due Ushui (centro rituale per le donne o le mogli dei mamos, sagas). È seguito da Wimake con 26 case tradizionali, una casa non tradizionale (mattone e tetto di zinco) due Unguma e due Ushui. Gotzheyi ha 20 case tradizionali, 8 case non tradizionali, due Unguma e due Ushui. Per quanto riguarda l’istruzione si distingue Gotzheyi, che ha nel suo territorio l’Istituto Distrettuale Etnoeducativo Zalemakú Sertuga, dove si insegnano i gradi dalla scuola materna alla secondaria di base (bachillerato). Questa istituzione è dotata di scuole materne e scuole elementari a Wimake e Kemakumake. Kemakumake e Gotzheyi dispongono di piccoli centri medici, mentre Wimake non dispone del servizio sanitario.
Gotzheyi e Kemakumake si trovano nell’ambito della giurisdizione politica della circoscrizione di Guamaka; Wimake de La Tagua, nel distretto comunale di Santa Marta, Magdalena.
Queste tre popolazioni hanno affrontato il conflitto armato in tutte le sue caratteristiche, poiché hanno cominciato a conformarsi a fine XXI secolo, quando i gruppi paramilitari consolidarono la loro presenza in questo settore della Sierra Nevada di Santa Marta.
Fundación para el Desarrollo Humano Comunitario (FUNDEHUMAC)
Fondata nel 2000, la sua missione è educare, promuovere e fornire sostegno umano specificamente in aree di forti violazioni socio-culturali, ambientali e politiche, aiutando la reintegrazione sociale delle comunità. FUNDEHUMAC in questi anni ha garantito alle comunità del Magdalena un’attenzione personalizzata, integrale e continua, senza alcuna discriminazione, facilitando l’accesso ai servizi di cui hanno bisogno, concedendo sempre un grande valore e rispetto alla dignità umana.
Tra i servizi sociali e il lavoro comunitario, FUNDEHUMAC prevede:
– Servizi di assistenza per persone in formazione e inserimento socio-lavorativo;
– Servizi per la cura dell’infanzia e della famiglia: prevenzione, diagnosi e trattamento per la protezione dei minori e il supporto familiare;
– Servizi di assistenza femminile: Informazioni e assistenza psico-sociale per le donne; assistenza sociale urgente per le donne vittime di violenza domestica;
– Insegnamento e inserimento socio-lavorativo: associazione di vittime e familiari dei gruppi sensibilizzati;
– Servizi di accoglienza e di assistenza sociale per sfollati e rifugiati;
– Servizi di colloqui e workshop che consentono ai piccoli imprenditori di formare e concretizzare i propri collaboratori negli obiettivi e nelle politiche di appoggio e di eseguire diagnosi in termini di abilità lavorative e sociali;
– Servizio guida e accompagnamento per coloro che vogliono essere imprenditori nella creazione dell’unità produttiva;
– Laboratori pedagogici: strategie per il gioco, attività manuali, ricreative e pedagogiche in modo da facilitare la trasmissione dei programmi;
– Incontri per i giovani: promuove un clima di gruppo per i giovani costruttori di pace in ogni regione, individuati per affrontare iniziative di pace e riconciliazione.
Redepaz
Redepaz è la Rete Nazionale delle Iniziative dei Cittadini per la Pace che articola le esperienze e le pratiche che molti agenti sociali sviluppano a dimensione locale, regionale e nazionale. La missione di Redepaz è quella di espandere e consolidare il movimento sociale per la Pace come iniziativa del potere cittadino, con senso politico, culturale ed etico per la rifondazione della Colombia. Sotto il principio di un’etica civica di rispetto per la vita e del trattamento pacifico dei conflitti, Redepaz si impegna a costruire una democrazia sociale ed economica che consenta l’accesso alla giustizia senza ricorrere alla guerra.
Redepaz articola processi come il Movimento Nazionale dei Costruttori di Pace, il Movimento delle Ragazze e dei Bambini per la Pace, la Rete Gioventù per il Disarmo, il Coordinamento Nazionale delle Assemblee Costituzionali Locali, le Mamme per il Movimento della Vita, e i Guardiani dei cittadini nel processo di riparazione integrale, tra gli altri.
Dalla sua nascita, Redepaz ha promosso in tutti i suoi spazi il riconoscimento e il rispetto delle donne e ha promosso la prospettiva di genere in tutti i suoi processi e progetti, come spazi inclusivi e orizzontali. Negli ultimi anni Redepaz ha assunto il compito di rafforzare e costruire un’area di lavoro denominata “Donne e Genere”, allo scopo di rendere l’impegno e la tenacia delle donne colombiane a costruire la pace ancora più visibile, riconoscendo la prospettiva di genere inclusiva e di assicurare loro il potere come soggetti politici egalitari, promuovendo e potenziando il peso della prospettiva di genere nelle politiche pubbliche locali, regionali e nazionali e promuovendo la risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza l’ONU – le donne, la pace e la sicurezza.
Supporto alle vittime del conflitto nella Magdalena attraverso la formazione per il loro empowerment
Nell’ambito del programma di pace e diritti umani, l’UPD ha promosso la formazione di funzionari e volontari di diverse organizzazioni che lavorano in questo settore.
La formazione degli attori dello sviluppo si concentra sul rafforzamento delle competenze necessarie per la preparazione degli studi e la presentazione di proposte progettuali provenienti dal basso. Il rafforzamento delle capacità analitiche è essenziale per valutare il potenziale di sviluppo delle comunità analizzate, per comprendere i loro problemi e per identificare il miglior programma di sviluppo che possa beneficiare le comunità. In questo modo si può realizzare uno sviluppo partendo dal basso, analizzando i problemi delle comunità e generando un processo autonomo di identificazione e soluzione dei problemi.
La formazione delle ONG e delle organizzazioni comunitarie è necessaria per una collaborazione proficua nei progetti internazionali, dove i requisiti in termini di gestione del progetto, monitoraggio e valutazione sono molto rigidi.
Nell’ambito del programma “Formazione per lo sviluppo”, nel 2016 UPD ha fornito gratuitamente formazione per 9 studenti della facoltà di antropologia dell’Università di Magdalena e 11 funzionari di:
Associazione degli imprenditori del Magdalena (AEM), Fondazione Ecolega, Fondazione Pro-Sierra Nevada di Santa Marta, SENA, Casa Indegena Santa Marta, Fondazione Raices Italo-Colombianas, FUNDEHUMAC.
Programma di supporto al Processo di Pace Transizionale attraverso il dialogo e la responsabilizzazione dei suoi attori
Il Fondo de Justicia Transicional
è un programma di promozione della convivenza, uno sforzo congiunto tra le istituzioni colombiane e gli attori della cooperazione internazionale per favorire il processo sulla verità, giustizia, riparazione e riconciliazione. In base a tale obiettivo il programma ha promosso un processo di rafforzamento dell’organizzazione territoriale delle vittime. Per il dipartimento del Magdalena, in questo processo hanno lavorato insieme organizzazioni come FUNDEHUMAC, Madri per la vita, la Comunità Kemakumake Wiwa e l’Unità di Pianificazione e di Sviluppo (UPD) tra i partner della comunità internazionale che compongono la squadra.
Il Fondo Transizionale di Giustizia utilizza diversi approcci: si concentra sulle vittime e sui loro diritti (verità, giustizia, riparazione, garanzie di non ripetizione), volto a rafforzare le capacità nazionali e regionali, la disincentivazione dell’uso della violenza e la promozione dei cambiamenti culturali degli ex-combattenti smobilitati e al reinserimento nella comunità con la prospettiva della riconciliazione di tutta la societá.
Obiettivo Generale
Promuovere le capacità nazionali e territoriali per il rafforzamento istituzionale, la costruzione della pace e la promozione della coesistenza e della riconciliazione, con particolare attenzione al sistema giudiziario, al rispetto dei diritti umani e ai diritti delle vittime
Obiettivi Specifici
Rafforzare le capacità nazionali e territoriali per costruire una coesistenza pacifica basata sul riconoscimento dei diritti umani, il ripristino dei diritti delle vittime e la promozione della reintegrazione sociale, economica e culturale della popolazione de-mobilizzata con un approccio comunitario e differenziale. Con l’accento sui meccanismi di giustizia transizionale, essa mira a rafforzare il sistema giudiziario colombiano in modo da garantire i diritti alla verità, alla giustizia e alla riparazione delle vittime e contribuisce alla costruzione della pace e della riconciliazione in Colombia.
Linee tematiche
– Rafforzamento delle organizzazioni delle vittime
– Rafforzare le capacità sociali e istituzionali e la gestione delle conoscenze
– Recupero della memoria storica
– Accesso alla giustizia
– Comunicazione e visibilità dei diritti delle vittime
– Inclusione, reintegrazione e rafforzamento del tessuto sociale in contesti di conflitto, transizione o post-conflitto
Implementazione delle attivitá
Per implementare le attivitá menzionate, è stato promosso uno spazio di lavoro con le vittime della violenza per la redazione di un documento di proposte delle organizzazioni delle vittime e / o per l’accompagnamento delle vittime in vista della promozione dei processi territoriali di costruzione della pace.
Gli argomenti discussi furono gli 8 assi tematici della Legge 1448
Desaparecidos
Risultati con le istituzioni: brigate mobili per redigere le dichiarazioni sulle persone scomparse;
Contributi: Accompagnamento alle vittime nei luoghi stabiliti, sensibilizzazione dei casi nei comuni;
Protezione, autoprotezione
Seminari e corsi di Fundehumac, REDEPAZ, UNDP.
Violenza sessuale nel conflitto armato
Seminari e corsi di Fundehumac, REDEPAZ, UNDP.
Gestione e esecuzione del progetto
Gestione: Aziende agricole, creazione di un centro psicosociale per le vittime con dipendenti formati, cantieri produttivi, allevamenti di maiali, progetti produttivi.
Terra e territori
Attività di socializzazione dell’Unitá di Restituzione delle Terre per dichiarazioni e iscrizione al processo di restituzione della terra
Leadership
Seminari e corsi di Fundehumac, REDEPAZ, UNDP.
Veedurias (commisioni della veritá) cittadine
Formazione sui diritti dei cittadini
Migrazione forzata
Risultati: Aiuti umanitari, gestione del reddito, imprenditorialità, rafforzamento delle imprese e sovvenzioni per alloggi, formazione delle vittime in diverse aree;
Contributi: conversione di attori in leader, moltiplicatori e consiglieri nei processi di migrazione forzata, sostegno ai parenti (attenzione psicologica)
Dal 2009, abbiamo lavorato per l’accompagnamento degli sfollati interni e dal 2011, con le vittime della violenza. Da questa data sono state tenute sei riunioni tripartite tra le vittime, le comunità indigene, le istituzioni e le entità internazionali. Sono stati stipulati accordi comuni per il lavoro a favore delle vittime della violenza nei territori di Santa Marta, Cienaga, Aracataca, Fundación e Zona Bananera.
Networking per lo sviluppo di strategie di supporto alla comunità
Unità di Pianificazione e Sviluppo sostiene le strategie di riconciliazione e di compensazione sviluppate nel processo di pace e lavora per sensibilizzare e ampliare il sostegno istituzionale alle attività consolidate. Per raggiungere una più ampia convergenza di interessi per l’attuazione di strategie condivise, l’UPD è legata ad altre istituzioni presenti nel territorio.
In questo contesto, l’UPD sostiene le attività dell’Unidad para las Victimas nel suo lavoro con le ONG nel Magdalena. L’Unità delle vittime ha come approccio strategico ridurre la distanza tra lo Stato e le vittime attraverso un coordinamento efficiente delle azioni di trasformazione che promuovono l’effettiva partecipazione delle vittime al loro processo di riparazione.
Il sistema nazionale di apprendimento (SENA) offre formazione gratuita a milioni di colombiani che beneficiano di programmi tecnici, tecnologici e complementari incentrati sullo sviluppo economico, tecnologico e sociale. Il SENA è un’istituzione fondamentale per la formazione tecnica delle comunità colpite dal conflitto, soprattutto nelle zone rurali.
L’Associazione degli Imprenditori del Magdalena (AEM)
è un’iniziativa del settore produttivo privato che cerca di unire gli sforzi tra i principali 45 gruppi economici della regione, per lo sviluppo del territorio del Magdalena e del distretto di Santa Marta. Le attività dell’AEM si concentrano sulla promozione di una maggiore competitività del sistema economico dipartimentale, per aumentare il capitale umano e generare nuove opportunità economiche nel territorio.
La Resistenza di Cali
Publicado en 14 maggio 2021 por Matteo BellinzasDerechos Humanos
Fonte della foto: Tembolres ONG “Guardia, forza! per la mia razza, per la mia terra!”, è uno dei nuovi slogan simbolo della rivolta sociale riesplosa in Colombia: l’inno della Guardia Indigena del Cauca viene cantato non piú solo a Cali, ma nel resto del paese e a Bogotà. La Guardia Indigena del Cauca (la Minga
Aggiornamento sul Paro Nacional – 8 maggio 2021
Publicado en 8 maggio 2021 por Matteo BellinzasDerechos Humanos
Colombia, adesso
Publicado en 5 maggio 2021 por Matteo BellinzasDerechos Humanos